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Indirizzo:
Montegiordano
La località sorge sulla cima di una collina isolata ai lati da corsi d’acqua e domina un ampio tratto del litorale ionico.
Nel 1977, a seguito di segnalazioni, un sopralluogo ha permesso di riconoscere le fondamenta di un edificio abitativo costituito da ciottoli di fiume. Questa prima segnalazione diede origine ad una serie di false attribuzioni; si diffuse la favolosa notizia di aver ritrovato la villa di Pitagora dove, il filosofo, soleva soggiornare durante i suoi spostamenti da Crotone a Metaponto. Nulla di più favoloso! Infatti, lo scavo archeologico, effettuato negli anni 1980/81, ha portato alla luce una fattoria lucana utilizzata per tutta la seconda metà del IV secolo a.C., cioè ben due secoli dopo la presenza di Pitagora in Magna Grecia! Ad oggi, inoltre, non si è ritrovato nessun elemento che possa attestare una frequentazione del territorio di Montegiordano nel VI secolo a.C. (vedi sopra).
La fattoria aveva forma quadrata di m 22 per lato, con sette grandi vani di varia ampiezza disposti attorno ad un cortile centrale scoperto (m 5.80x5.80) collegato con l’esterno mediante un largo corridoio (m 1.60) ad L (elle); l’ingresso era nell’angolo sud-ovest [fig. 1]. L’edificio è costruito con ciottoli di fiume uniti a secco, che compongono lo zoccolo delle pareti; l’alzato era in mattoni crudi; la copertura era di tegole piane e coppi. Sul lato occidentale del cortile le tegole di gronda erano decorate con teste di leone. Sul lato sud-ovest, probabilmente, si elevava un piano rialzato, al quale si accedeva mediante una scala di legno [fig. 2]. Per quanto riguarda la destinazione degli ambienti si può individuare, sul lato orientale, una cantina o un vano destinato alla lavorazione e conservazione delle derrate alimentari; vi sono stati ritrovati, infatti, una pressa quadrangolare in arenaria, frammenti di pithoi fittili e di anfore ad impasto di tipo greco - italico [figg. 3-4]. Sul lato settentrionale era identificabile, nel vano centrale affiancato da due vani minori, la cucina. È, infatti, evidente la presenza di un focolare nell’angolo sud-ovest, oltre ad un’alta percentuale di frammenti di vasellame da mensa ad impasto e a vernice nera, ad utensili in ferro quali alari di camino e lame di coltelli vari. Pesi da telaio (circa 85) e un louterion fittile, su base quadrata decorata a palmette impresse [fig. 5], completavano l’arredo. Nel vano nord-ovest, anch’esso comunicante con la cucina e fornito di focolare, sono state rinvenute, oltre al vasellame alcune statuette fittili (figure femminili in trono). Il vano di forma rettangolare (m 10x3.90), sul lato sud-ovest, doveva essere un ambiente di “rappresentanza”; era, infatti, rivestito di intonaco biancastro sullo zoccolo dei muri, e, al suo interno, sono stati ritrovati due louteria fittili su sostegno decorati ad impressione, frammenti di un cratere a figure rosse, una grande quantità di ceramica a vernice nera (piatti, coppette, skyphoi) e recipienti ad impasto (teglie, bacili). Abbandonato nel cortile, in prossimità della cucina, è stato ritrovato un piccolo ripostiglio monetale composto da 12 pezzi (3 argenti di Crotone ed Heraclea, 9 bronzi di Metaponto). All’esterno, inoltre, erano presenti fornaci per la cottura di recipienti ceramici. Sembra evidente che la struttura fosse abitata da una famiglia di agricoltori dediti alla pastorizia e alla filatura (vedi pesi da telaio), la cui appartenenza all’ethnos lucano è dimostrata dal nome osco (NOVIOS OPSIOS) graffito in lettere greche sul fondo esterno di due brocche ad impasto.
Nei primi decenni del III secolo a.C., il sito fu bruscamente e definitivamente abbandonato, forse in seguito al conflitto tra Roma e Pirro.
Dott.ssa Loprete Teresa Carla
Documenti allegati:
Fig.1 pianta (365,3 KB)
Fig. 2 ricostruzione alzato (145,45 KB)
Fig. 3 fase di scavo. In secondo piano, pressa e pythoi (323,03 KB)
Fig. 4 pressa in arenaria (m 1.40x1.10) (97,13 KB)
Fig. 5 Louterion (8,97 KB)
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